Castello Visconti Castelbarco |
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Un documento, datato 11 luglio 1391 ricorda che il signore di Milano concede ad Antonio de Vicecomitibus del fu Giovannolo erede del fu Vercellino, milite, dietro sua supplica, l'assoluzione da ogni bando e condanna e lo reintegra nel possesso di tutti i suoi beni tra cui il castello e i beni di Somma, il castello di Cislago ed altri possedimenti sparsi tra Laveno, Oreno, Carnate, Vimercate ed altre località. Nasce un nuovo ramo della famiglia Visconti, i Visconti di Cislago. Con la morte di Filippo Maria Visconti, subentrano nel feudo di Cislago gli Sforza. Il castello di Cislago è ancora una roccaforte ambita, tanto che il 7 maggio 1451 da Milano, Francesco Sforza, di propria mano, invia ordini a Tomasino Sfranzoti de Cistelago, castellano, con obbligo di giuramento e di estrema osservanza: A cavallo tra XV e XVI secolo, la fortezza passò nella sua interezza a Battista Visconti detto Comparino, cameriere ducale della corte di Ludovico il Moro (1480-1499) e attento committente d'arte. Nel 1510 il complesso fu devastato, come molti altri siti sulla direttrice Milano-Varese, dalle truppe svizzere. Morendo senza eredi diretti (attorno al 1524), Battista lasciò il castello ai nipoti Cesare e Alfonso, figli di suo fratello Tebaldo; dal primo discesero i Visconti di Cislago, che tennero maniero e feudo fino al 1716. Dal 1620, con l'investitura di Cesare II Visconti di Somma a Marchese di Cislago, l'edificio viene quasi completamente ricostruito; i lavori procedettero per tutto il secolo sia con Cesare II che con il figlio Cesare III. La nuova struttura viene riedificata sulle rovine di quanto preesisteva del diroccato castello. Vengono parzialmente rifatte le due torri che danno al complesso un aspetto di fortilizio, però allinterno assumono un carattere residenziale. Viene tolto il ponte levatoio e colmato il fossato verso sud, mentre verso nord viene occupato da unala che conferisce un andamento ad "U" alla pianta. Si rinnova lingresso al palazzo, e si allarga la piazza antistante per dare monumentalità allinsieme. Il cortile, già atrio della fortezza, assume ora una veste aulica ed elegante, grazie al raccolto portico, sorretto da colonne binate da cui si diparte lo scalone donore secondo lo stile dellepoca, e ai cornicioni a mensole spiraliformi, con fasce di modanatura, interrotte dalle finestre del mezzanino. La facciata di ponente, severa per impostazione simmetrica, viene ingentilita da unarmonica collocazione delle finestre sia nella parte arretrata che lungo laltezza delle torri, da un elegante balcone centrale, da porte-finestre al piano terreno e da un coronamento aggettante a merlature. Davanti a questa fronte vengono sistemati i giardini allitaliana, fiancheggiati da bassi edifici di servizio. Nel 1716 il castello e il feudo di Cislago passarono al nipote di Cesare III, morto senza eredi maschi, il marchese e conte Carlo Francesco Castelbarco Visconti, figlio di Costanza Visconti e del conte Giuseppe Scipione Castelbarco. Da allora il castello è rimasto di proprietà di questa famiglia. Le origini della famiglia trentina dei Castelbarco risalgono al secolo XII e XIII. Essa fu padrona di molti feudi grazie alla politica matrimoniale e alla fedeltà agli imperatori. Tra il XVII e il XVIII sec. Francesco seguì con ogni cura il proprio casato, assicurando ai suoi discendenti un vasto patrimonio. Giovanni Battista Castelbarco fu ciambellano e consigliere dell'imperatore Leopoldo; Sigismondo Carlo fu vescovo principe di Ramsee; Giuseppe Scipione sposò Costanza Visconti, figlia di Cesare III, ereditando tutti i titoli di casa Visconti. Infatti al figlio Carlo Francesco di Castelbarco, nato dalla loro unione, perveniva, con diploma dello stesso Carlo VI, in data 25 novembre 1716, il feudo di Gallarate e di Cislago con le regalie, il titolo di Conte e il Grandato di Spagna. Discendente maschio di Carlo Ercole e Maria fu Cesare, nato il 26 novembre 1782 e morto il 26 agosto 1860. Anche lui si avvalse di molti titoli e onorificenze, fu ciambellano e consigliere intimo imperiale e gran siniscalco del Regno Lombardo Veneto. Il 14 novembre 1806 sposò donna Maria Fraganeschi Marquietti del marchese don Giuseppe e di donna Beatrice Durini dei conti di Monza, donna della Croce Stellata e Gran Maggiordama di S.A.I. la Viceregina.
Dal 1820 la famiglia Castelbarco rafforza i suoi domini e assume uno stile di vita ossequioso e galante. I1 conte Cesare Castelbarco scriveva in versi e in prosa, fu lodato suonatore di violino, adornò i suoi palazzi di altre ricche collezioni di quadri, oggetti antichi e libri rari, in seguito dispersi, purtroppo, dai nipoti. Gli interventi al palazzo furono di tipo conservativo, estetico e di trasformazione duso. I fossati vennero completamente colmati, gli edifici secondari adibiti parte ad abitazione, parte a magazzini e parte a scuderie.Vennero intonacate e tinteggiate le facciate; effettuate contro-soffittature e decorazioni ad affresco negli interni padronali. Urbanisticamente il complesso fu collegato alla nuova viabilità costituita dalla strada postale Varesina, mediante la creazione di un asse perpendicolare alla strada stessa e al palazzo. Ora il complesso si presenta con pianta ad "U", con carattere di palazzo verso il cortile, ad Est, e di castello verso il parco, ad Ovest, con due torri merlate ed una cortina altrettanto munita, con caditoie ed altri apparati difensivi di puro valore estetico e del tutto inutili alla difesa. La parte castellana ha quindi solo valore simbolico-evocativo, come nelle quasi contemporanee aggiunte al castello di Somma Lombardo ed a quelle più tarde del castello di Caidate; il volto residenziale della casa si manifesta quindi con maggior sincerità verso la corte, con una struttura ad U tipica della villa lombarda, con portico sul lato centrale e scalone all'incrocio delle ali. Il tono aulico del palazzo, che esternamente si manifesta in alcuni particolari stilistici ricercati quali le colonne binate del portico, investe anche gli ambienti interni, con pareti e soffitti affrescati e arredamento originario barocco e ottocentesco.
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