Il campanile di San Vittore


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Così narra del campanile di San Vittore Luigi Brambilla nel suo "Varese e il suo circondario", 1874, vol. I, pag. 114 e segg.:

La Torre. – Di fianco alla Basilica si innalza, isolato e maestoso, il Campanile, che vien ritenuto una fra le più elevate, e le meglio disegnate torri di Lombardia, sebbene di stile barocco. Per costruire questa torre si demolì appositamente la casa del Canonico Antonio Zeno, maestro di coro.

La prima pietra fu messa con grande solennità il giorno di Domenica 5 marzo 1617, dal fratello del "Preposto, sig. Giovanni Pietro nob. Dralli, che in quell'ocasione regalò alla fabbrica 9 ducatoni. La Comunità di Varese offri L. 1200. Chi fece d' assistente ai lavoratori con grande solerzia ed attività fu il canonico Paolo Gerolamo Bodio.

Era tanta la smania dei Varesini per quest'opera che, dubitando di vederla condotta a termine, ritenevano come cosa miracolosa e provvidenziale se qualche offerta
veniva fatta ad accelerarne i lavori, oppure qualche accidente fortuito sorgeva a renderli meno costosi.

Così è segnato nelle cronache qual cosa meravigliosa l'avere, ne' ristauri della piazza di Sant'Antonio, ora della Motta, il 1619, trovato un masso, che fu trascinato dai ragazzi sul carro matto in piazza di S. Vittore, da cui ricavarono quindici grossi pezzi. Per avere tutti i sassi occorrenti alla fabbrica non si oltrepassò il giro di tre chilometri.

Dopo qualche anno i lavori vennero interrotti e furono ripresi nel 1631; interrotti di nuovo, ripigliaronsi nel 1688 per L. 81,547. 18, e si giunse fino alla guglia: interrotti per la terza volta, il campanile non venne ultimato che nel 1774. L' appalto delle pietre per terminare l'opera, fu concesso mediante istrumento 27 agosto 1773, in rogito Giuseppe Antonio Grassini, a certi signori Imperiali e Cattò di Clivio per il prezzo di L. 11,164, e ciò dopo rotto un precedente contratto col signor Giuseppe Adamo di Baveno, perchè si conobbe aver egli fatto una frode nel suo contratto di L. 13975.

Il disegno di questa torre è di quello stesso architetto Giuseppe Bernascone di Varese, che fece i progetti per le variate cappelle del Sacro Monte. Però trattandosi di terminare l'ultima parte della torre, i pittori architetti, Giulio e Giuseppe Baroffio, pure di Varese, stabilirono di alzare alquanto l'impiantito sul disegno del Bernascone, ciò che fu fatto. Nel disegno in fabbriceria trovasi notata l'altezza, dalla base alla sommità, in braccia milanesi « in tutto brazza 120. »

Sulla porta fu messa a ricordanza della grandiosa opera, e tuttora si legge, la seguente iscrizione :

D . O . M .
INVICTO VICTORI MARTYRI
TURRIS TEMPLUM AERE VOCE
SONAT RESONATQUE
UTRUMQ PARI GLORIA AC PIETATE
OPTIMO PATRONO VARISIENSEs P.
ANNO SAL. MDCXVII.

Il vecchio campanile era alto Br. 70, e stava sull'angolo della Chiesa, dove ora si trova la lapide del curato Torniamenti.
Nel giorno 13 maggio 1581, a ore 4 di notte, un vento fortissimo ne gettò parte a terra; ciò che diede occasione, anzichè a rifabbricare il vecchio malconcio, a costruire il nuovo. Sul vecchio campanile v'era l'orologio, e perchè suonava una sol volta le ore, fu, nel 1585, riattato a ribatterle. Portava sei campane, le quali, durante la demolizione del vecchio e la costruzione del nuovo campanile, furono riposte, in modo che ancora si potessero suonare, sopra la cappella di Santa Marta.

Era tanta l'importanza che il popolo ammetteva alle sue campane, che nelle cronache trovasi notata ogni circostanza, la più minuta, di offerte, di spese, di patronato, di contrasti per esse. Con compiacenza ricordano, che don Ortensio Frasconi, abate, nativo di Varese, con mitra e bastone pastorale, benedì il campanone ed altre campane, nel dì 7 ottobre 1600. Negli anni l66l e 1662, le campane furono rifuse di nuovo, e si accrebbero di peso e numero.

Secondo il costume d'allora, i canonici varesini Francesco Bosco ed Ercole Dralli andarono, nel 1659, a Lione appositamente per prendere un pezzetto di metallo di S. Teodolo, e lo ottennero come un gran favore, e fu posto nella seconda campana, detta perciò la campana santa. La prima venne fatta a spese della Comunità, la quale volendola di sua proprietà, ebbe contrasti col popolo; e la sesta dai confratelli del Rosario. Nel 23 maggio 1664, quelle otto campane, collocate nel piano inferiore dell'attuale campanile, furono benedette pontificalmente dall'abate di S. Simpliciano in Milano, don Pietro Cavarino, ottenutane licenza dall'Arcivescovo, che era in Varese. In quella funzione era assistito da quattro Canonici ordinari della Metropolitana, venuti appositamente da Milano con molti musici. Quest'ultimi cantarono in piazza durante la funzione.

Nel 1750, essendosi rotta una campana, e le altre trovandosi in disaccordo, la fabbriceria di S. Vittore fa contratto col sig. Bartolomeo Bozzo di Milano, perchè le rifondesse tutte, obbligandosi questi a tutte le spese, eccettuato il vitto, col compenso di Filippi 4 per rubbo, ed a lui riservate le schiume del metallo. Desso sig. Bozzo costrusse la fornace in casa Martignoni (ex Castiglioni), avendo questa la porta di contro al cantone della chiesa di S. Giovanni. Le campane portavano analoghe iscrizioni latine. Secondo i patti, non essendo riuscite le campane nella buona voce, il fabbricatore le dovette rifondere tutte, a sue spese, l'anno seguente.

Nel 1825, il signor Giuseppe Bizzozero di Varese rifuse, accrescendone il peso, le otto campane, le quali, tutto compreso, fattura di fusione, aumento di metallo,
opere di fabbro e di falegname, costarono lire austriache 16410. 24. A tale scopo si fece una questua, che diede L. 8837. 36. Il Preposto donó L. 1570; l'Ospedale
L. 1200; il marchese Litta Modignani L. 264.83; e la restante somma fu pagata dalla fabbriceria.

Le nuove campane, in concerto di la bemolle , sono del peso seguente :

Prima . . . . . . . . . Rubbi 417
Seconda . . . . . . . Rubbi 289
Terza . . . . . . . . . Rubbi 209
Quarta . . . . . . . . Rubbi 178
Quinta . . . . . . . . Rubbi 120
Sesta . . . . . . . . .Rubbi 84
Settima . . . . . . . Rubbi 59
Ottava . . . . . . . . Rubbi 50

Totale Rubbi 1406 pari a quasi 130 quintali metrici.

Questo concerto di campane è forse il più bello di tutta Lombardia, e riesce di piacevole armonia a qualche lontananza. Terminato che sarà il castello in ferro e
ghisa, che ora si sta costruendo dal signor Bianchi Angelo di Sant'Ambrogio Olona, distinto con premio per tali opere, riuscirà più gradevole il suono di quelle
otto campane aventi intero giro di ruota, e ben misurata cadenza.

Nel 17 maggio 1771 sul campanile avvenne un grand'incendio così descritto nella cronaca Marliani:

« Nella Novena del Natale, morto essendo il suonatore delle campane di festa a sbalzo, Antonio Maria Frattino, detto Timinidanda; il cui merito più non si trovò che sapesse sonare, onde la congregazione di fabbrica, ordinò un nuovo ordigno con tastature a guisa degli organi, che fatto da Giovanni Battista Biroldi, vennero suonate dal maestro di cappella Domenico Zucchinetti, e dal suo fratello Giovanni, maestro in Monza; ma essendo di grave incomodo alli maestri della cappella si allevarono basse persone.
Ma accadendo che furono cambiate le lingue delle campane,e per conseguenza li ordigni non arrivavano al sito loro prima destinato, si dovette allungarli, onde addì 17 maggio 1771 ad ore 11 italiane, fu, da un lavorante di ferramenti, portato sul campanile una padella di carbone acceso per l'operazione e la pose sul pavimento d'asse ponendosi a giuocare con un altro ragazzo, finchè appiccatosi il fuoco per esser caduta cercarono con orina di estinguerlo, ma non fu possibile, onde cheti discesi dal campanile, andarono a casa senza dire niente: quando ad ore 11 italiane essendo veduto fumo a sortire, accorsero con vasi d'acqua, ma non poterono adoperarla; ad ore 14 e 15 si vide ridotto il castello in cenere, e le campane cadute al suolo.
Tosto si traportò, da preti la Vergine Addolorata nella chiesa di S. Lorenzo, e tutti gli arredi nella casa Prepositurale: il fuoco portossi nella cupola del campanile, ed abbruciò tetto e cupolino, sì che tutto era abbruciato: a mezzo giorno cadettero alcuni sassi sui canali della cappella della Beata Vergine Addolorata, si frantumarono grossi sassi e colonne, le chiave degli archi roventi, le campane si rovesciarono più abbasso.
Il campanone cadette sopra una testa di chiave che lo sforò e così lo rattenne; la campana santa e due piccole si posero in luogo giudicato impossibile di poterle ivi rattenere senza miracolo, e di che si fece istrumento dal signor Dott. Giovanni Evangelista Cabiati, e così le altre campane.
Il dì seguente, ceduto il fumo, salirono sul campanile i Paratori, che con acqua tirata su, ammorzarono parte del carbone acceso, ed indi li muratori e falegnami tutto l'ammorzarono e si fece, con travi fattisi trasportare, un gran ponte, e per ordine di fabbrica si posero in luogo sicuro anche le campane senza che alcuno si facesse male. »

Dopo quell'incendio il castello e le campane dovettero subire delle modificazioni, e la cronaca citata nota:

« il 13 settembre 1771, si è finito il castello e i ceppi delle campane, che si posero a ruota e non più a sbalzo, com'erano prima,si ridussero a sei, e si spese L.6000.»

Frequenti volte il campanilefu visitato dal fulmine con più o meno danno. E nel 1756 rovinò tutto l'orologio, sicchè si dovette rifarlo. Il cordone metallico del parafulmine servì di paracadute, nel 1808, a certo Carlo Carabelli. Trovandosi costui, non so per qual lavoro, aggrappato alla croce, impensatamente si staccò, e
cadendo dalla parte della Chiesa, andò a battere sul cordone del parafulmine, che colla violenta scossa lo rimbalzò sulla sottoposta ringhiera non senza spavento, pel quale ebbe a soffrire lunga malattia, seguita poi dalla morte.

Nel combattimento, 26 maggio 1859, lo scampanio a stormo seguì concitato ed incalzante come incalzata e concitata cresceva la pugna, ingenerò timore e con
fusione al nemico, infuse coraggio ai prodi Cacciatori delle Alpi, e così i sacri bronzi dovettero fare contro gli Austriaci le veci dei bronzi micidiali, che mancavano ai nostri, e che essi manovravano inutilmente.

Nel secondo bombardamento del 31 maggio, i colpi di cannone scagliati contro Varese dalle alture di S. Pedrino, di Pero e di Monte Albano furono circa 250.
Vennero diretti specialmente al campanile, che si voleva forse castigare, perchè fu suonato, a stormo, la mattina in cui gli Austriaci furono battuti a Biumo
inferiore, ed a festa, il dì in cui si inaugurò il governo Costituzionale ed Italiano di Vittorio Emanuele

Dall'alto del campanile, a cui si giunge per una scala di 286 gradini di vivo, si gode lo stupendo spettacolo dei monti e dei colli, che cingono Varese. Vedonsi le Alpi, le prealpi, il lago Maggiore, il lago di Varese, e buon tratto della pianura lombarda, all'estremo lembo della quale, nei dì di limpido sereno, scorgesi distintamente il monte Viso, ed in isfumato orizzonte, le prime pendici degli Appennini di Genova e del Piacentino.