La Giöbia

 



disegno di Raffaella Marcaletti

Da tempo immemorabile, in tutto il Varesotto l'ultimo giovedì di Gennaio viene bruciata la Gioeubia: la vecchia, la strega. È un giorno di rivalsa per i maschietti, che finalmente in un sol colpo e senza paura possono salutare con un sincero ‘Auguri!‘ la collega antipatica, l'amica bruttina, la vicina di casa curiosa, la suocera…

L'origine di questa festa, diffusissima in tutta la Lombardia, non solo in provincia di Varese, non è chiaro. Taluni vogliono riferirla all'Inquisizione e alla caccia alle streghe, talaltri la fanno risalire alle tradizione celtiche o druidiche quando si bruciavano fantocci e manichini per propiziarsi il favore degli dei in battaglia o per ottenere benevoli influssi nella semina o nel raccolto, altri ancora ai primi sacerdoti cristiani che bruciavano con un falò le divinità pagane. Qualunque ne sia il significato, la Gioeubia si festeggia ovunque di giovedì. Vuoi perché il nome deriva da Giove o da Giobbia, il giovedì in piemontese, vuoi perché il giovedì è il giorno, meglio la notte, in cui le streghe, da che mondo è mondo, si riuniscono per il Sabba.

Zobia, zobiana. gioeubia, giobbia, gioebia, giobbiana, giubbiana, gibiana nella tradizione popolare è sempre stato sinonimo di strega: la strega dell'inverno. E l'inverno, alla fine di Gennaio, a quei tempi, stava ormai andandosene. L'Epifania, si era portata via tutte le feste, i mercanti della neve (Mauro, Marcello e Antonio) erano passati e San Sebastian el gà la viola in man (San Sebastiano ha la viola in mano). I contadini avevano portato a benedire sul sagrato della chiesa i propri animali, le giornate cominciavano ad allungarsi, gli arnesi erano ormai pronti: non restava che bruciare la vecchia per uscire definitivamente dall'inverno. L'ultimo giovedì del mese, uomini e bambini costruivano con paglia e stracci un fantoccio, la strega, e lo portavano nella piazza del paese, a suon di campanacci, per tener lontana la vecchiaccia. Non si sa mai…

All'imbrunire, la strega veniva bruciata tra canti e balli. Girare tre volte attorno al falò portava bene. Scomparso tra le fiamme il fantoccio, si tornava a casa e in compagnia di amici e parenti si gustava l'abbondante cena a base di riso e luganega preparata per l'occasione dalle donne.

Straordinariamente, questa tradizione è ancora viva e sentita. Il cerimoniale è rimasto lo stesso. Non c'è più un solo fantoccio per l'intero paese, ma tante Gioeubie disseminate per la città: nei cortili delle scuole, nelle piazze di ogni rione, nei cortili degli oratori. Alle 19 scocca l'ora fatidica: il falò viene acceso. L'inverno e tutti i mali, gli errori, le colpe dell'annata passata vengono bruciati. Se il fuoco sale scoppiettando diritto verso il cielo, la stagione futura sarà felice e propizia.

A differenza di un tempo, non si balla più attorno al falò, non si fa più per tre volte un bel girotondo. Nessuno crede più alle streghe, al malocchio… Tutte stupidaggini! Però, grandi e piccini, attaccano alle vesti della strega o buttano nel falò bigliettini con scritto le cose brutte capitate durante l'anno perché il fuoco le distrugga. E se qualcosa andrà male, ricorderanno che la Gioeubia non era bruciata bene, che le fiamme non erano salite belle diritte…

Se il tempo lo permette, tutti in compagnia si mangia un piatto di risotto con luganega. Se fa troppo freddo, si beve del vin brulé e poi di corsa a casa, dove sicuramente si mangerà risotto giallo con salsiccia. Taluni, per lo meno in quel di Busto Arsizio, festeggiano anche con bruscitti e polenta. Ma il vero piatto della Gioeubia è il risotto. Ricordano i vecchi che il giorno della Gioeubia dovevano mangiare riso, perché altrimenti d'estate i moscerini avrebbero mangiato loro gli occhi. Per gli adulti mangiare risotto con salsiccia è augurio di fecondità e abbondanza per tutto l'anno.

Per chi non la conoscesse ecco la ricetta del Risotto con luganega :

Con brodo di carne, si prepara un buon risotto con lo zafferano. Nel frattempo, si taglia a pezzetti la salsiccia e la si fa rosolare per qualche minuto. Quando il risotto è pronto, lo si versa nel piatto e sopra vi si depongono dei pezzetti di salsiccia.

Una variante consiste nel far cuocere la salsiccia in grossi pezzi mentre si cuoce il riso.

In ogni caso bisogna fare attenzione che la Gioeubia non ce lo rubi!

 

 

 

Lidia Zaffaroni - pubblicato su www.lombardiainrete.it il 27 /01/2003